
La Giornata internazionale delle persone con disabilità è indetta dalle Nazioni Unite dal 1981. La Giornata mira ad aumentare la consapevolezza verso la comprensione dei problemi connessi alla disabilità e l’impegno per garantire la dignità, i diritti e il benessere delle persone con disabilità. Ogni 3 dicembre la giornata è dedicata ad un tema specifico. Nel 2017, in questo stesso giorno, la Bandiera della disabilità è stata presentata presso la sede europea delle Nazioni Unite.
Sulla base di molti decenni di lavoro delle Nazioni Unite nel campo della disabilità, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) adottata nel 2006, ha ulteriormente migliorato i diritti e il benessere delle persone con disabilità nell’attuazione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile del 2030.
Per il lavoro, in “Inclusione sociale delle persone con limitazioni dell’autonomia personale. Anno 2011”, l’Istat rileva che la presenza di limitazioni funzionali ha un forte impatto sull’esclusione dal mondo lavorativo. Solo il 16% (circa 300 mila individui) delle persone con limitazioni funzionali di 15-74 anni lavora, contro il 49,9% del totale della popolazione. Il 72% degli occupati con limitazioni funzionali sono uomini. Ma il mercato del lavoro italiano risulta deficitario non solo nella capacità di includere, ma anche di garantire il mantenimento del posto di lavoro. Meno di una persona con Sindrome di Down su 3 lavora dopo i 24 anni, e il dato scende al 10% tra le persone con autismo con più di 20 anni. Meno della metà delle persone con Sclerosi Multipla tra i 45 e i 54 anni è occupata (49,5%), a fronte del 12,9% di disoccupati e del 23,5% di pensionati.
Sul tempo libero delle persone con disabilità, l’Istat, in “Aspetti della vita quotidiana. Anno 2010”, rileva che nel corso di un anno il 12,2% delle persone con disabilità sopra i 14 anni è andato al cinema, a teatro o a vedere qualche spettacolo, rispetto al 25,3% delle persone senza disabilità. Complessivamente, le persone con disabilità che si dichiarano per nulla soddisfatte rispetto alla fruizione del proprio tempo libero sono l’11,3%, contro il 5,1% delle persone senza disabilità; in particolare sono le donne con disabilità a ritenersi meno soddisfatte (il 13,5% contro l’8,5% degli uomini con disabilità). Nel 2012, in “Inclusione sociale delle persone con limitazioni dell’autonomia personale. Anno 2011”), l’Istituto evidenzia che il 15,7% di chi ha limitazioni funzionali (circa 522 mila persone) riferisce che, oltre a problemi di salute, anche la mancanza di assistenza da parte di una persona ostacola la possibilità di fare viaggi, l’11,5% di svolgere attività del tempo libero (circa 441 mila persone) e l’8,7% di utilizzare internet quanto si vorrebbe (circa 329 mila persone).
Sulla scuola l’Istat analizza i dati concernenti l’anno scolastico 2011-2012 che palesano ancora, nonostante la presenza di una legislazione avanzata in termini di inclusione scolastica, la carenza di interventi adeguati. In “L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali. Anno scolastico 2011-2012” (Istat 2013) viene registrato che nell’anno scolastico 2011-2012 circa il 9% delle famiglie con alunni con disabilità ha presentato ricorso al Tribunale civile o amministrativo per ottenere un aumento delle ore di sostegno e che nel Mezzogiorno gli alunni con disabilità risultano più svantaggiati. Nelle scuole primarie e secondarie di primo grado la quota di famiglie meridionali che ha fatto ricorso per le ore di sostegno è circa il doppio rispetto a quella del Nord (nella scuola primaria rispettivamente 12,7% e 6%; nella scuola secondaria di primo grado rispettivamente 11,5% e 4,3%).
Nonostante la consapevolezza che la realizzazione del progetto individuale passa anche attraverso la continuità del rapporto tra insegnante di sostegno e alunno con disabilità, dal report dell’Istat rileviamo che rispetto all’anno scolastico precedente hanno cambiato insegnante di sostegno il 41,7% degli alunni con disabilità della scuola primaria e il 39,3% di quelli della scuola secondaria di primo grado.
Gli insegnanti di sostegno possono contare sulla presenza di figure professionali che supportano la socializzazione e l’autonomia degli alunni con disabilità totalmente non autonomi in maniera molto diversa: al Nord il numero medio di ore settimanali di assistenza educativa culturale o ad personam (AEC) è circa doppio rispetto a quello registrato nel Mezzogiorno (nella scuola primaria rispettivamente 12,3% e 5,1%; nella scuola secondaria di primo grado rispettivamente 13,2% e 5,5%). E ancora. Se il processo d’inclusione scolastica deve potere realizzare la completa partecipazione dell’alunno con disabilità a tutte le attività della classe, nonostante la possibile maggiore complessità organizzativa nelle scuole primarie e secondarie di primo grado quasi la metà degli alunni con disabilità non partecipa alle attività extrascolastiche organizzate dalla scuola, e tale fenomeno assume una maggiore consistenza nel Mezzogiorno.